La ricostruzione della cattura di Osama bin
Laden è pratica, funzionale, schematica, come se Mark Bowden stesse facendo
tutto il possibile per spianare le pieghe di un evento storico complesso e
pieno di segreti. Tutte le coordinate vengono rese intellegibili anche a costo
di ripetere e di ripetersi, usufruendo di uno stile a tratti elementare nella
sua schematicità, fatto di frasi brevi, sintetiche, scandite in modo preciso. La
cattura
diventa così un interessante esperimento in cui un evento storico viene
collocato in un contesto non lontano dalla fiction: pur inanellando tutta una
serie di problematiche che vanno dalle personalità di Barack Obama e George
Bush, dalle funzioni dei consiglieri di stato alle catene di comando
dell’esercito degli Stati Uniti, il racconto di Mark Bowden è avvincente e
scorrevole. La cattura comincia, come è inevitabile, nei giorni successivi all’11
settembre 2001 e termina dieci anni dopo quando Osama bin Laden, nome in codice
Geronimo, viene dichiarato “enemy killed in action”, definizione ufficiale con
cui si conclude una lunga caccia all’uomo, vivo o morto (come poi finirà).
Prendendolo per quello che è, la sintesi e la semplificazione di una sequenza
di momenti storici molto complessa, La cattura riesce senza alcun
dubbio a mantenersi in equilibrio sul fragile filo sospeso tra
l’intrattenimento e l’approfondimento, operazione abbastanza consueta ai nostri
giorni. A differenza di tanti mestieranti che finiscono per confondere in modo
irrimediabile i due aspetti, Mark Bowden lo fa con quel tanto di stile e di
accuratezza, almeno per quanto riguarda la scrittura, da risultare adeguato e
convincente. Quello che non convince sono alcuni passaggi fondamentali su cui
si basa La cattura:
Mark Bowden sorvola spesso su molte questioni, lasciandole in sospeso,
irrisolte e nascoste negli angoli bui di misteri e segreti di stato. Sulla
natura stessa di Al Qaeda, rifornita (se non proprio organizzata) dagli aiuti
americani per combattere l’invasione sovietica dell’Afghanistan, spende poche parole.
Sull’operato dell’amministrazione Bush, prima e dopo l’11 settembre 2001
vengono tralasciati molti punti oscuri e d’accordo che “Bush era nato in una
famiglia abituata all’esercizio del potere e, all’epoca degli attentati, era
del tutto pronto a giocare in questo ruolo”, ma a promuoverlo sul piano
dell’intelligenza ormai è rimasto soltanto lui. Ci sono molti aspetti non
chiariti su tutta l’operazione e parecchi punti critici che Mark Bowden appena
sfiora. Quello che non dice sembra bilanciare molte rivelazioni, a partire dal
fatto che la missione era cominciata con un altro incidente ovvero un
elicottero in avaria che è andato a schiantarsi nel compound di Osama bin
Laden. Lo spettro di Black Hawk Down e di altri fallimenti, come l’operazione Desert
One (il tentativo di liberare gli ostaggi trattenuti in Iran di cui ha scritto
in Teheran 1979)
sono ancora vivissimi nell’immaginario americano e ricordarli rendono onesta La
cattura
e, en passant, anche i suoi evidenti limiti.
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