martedì 20 novembre 2012

Tom Franklin

Un colpo di pistola e una ragazza scomparsa danno il via alle danze degli avvoltoi e spalancano una finestra nella vita di Chabot, Mississippi. E’ un’area rurale e povera dove la vita a piedi nudi e ai margini del bosco e delle paludi, ha reso le crepe del razzismo più sfumate, ma non per questo meno ambigue. Larry Ott, ricoverato per un proiettile passato vicino al cuore, è stato amico di 32 alias Silas Jones, “l’unico rappresentante delle forze dell’ordine di Chabot, Mississippi, circa circa cinquecento abitanti”. Larry Ott, bianco, è stato coinvolto nella scomparsa di un’altra ragazza, Cindy Walker, avvenuta anni prima e da allora vive circondato dal sospetto ed emarginato, gestendo l’officina del padre, ormai senza clienti, accudendo la madre e le sue galline. Dopo che qualcuno gli ha sparato, 32, nero, vaga per la contea guidato da un rimasuglio di coscienza, da un’intuizione o dalla concidenza tra il ferimento di Larry Ott e la scomparsa Tina Rutheford, figlia del padrone dell’unica fabbrica della contea. Non è un detective, la sua mansione principale dovrebbe essere dirigere il traffico e i luoghi in cui passa sono sempre gli stessi: una tavola calda, una casa di riposo, un’officina, le strade consumate dalle abitudini, un pollaio e del resto a Chabot non sembra esserci molto altro a parte quel passato che non passa mai, come direbbe William Faulkner. 32 viaggia per triangolazioni da un luogo all’altro in cerca di risposte, ma il municipio ha un budget ridotto persino per gli sceriffi, figurarsi se può permettersi di divorare risorse che non ha per indagare ancora su indizi del passato. Solo che il processo su cui volteggia L’avvoltoio non concede scampo: “Il tempo ammassa anni nuovi su quelli vecchi, senza però che quelli vecchi scompaiano, come gli anelli centrali di un albero, i primi e i più stretti, i più nascosti, racchiusi nell’oscurità e protetti dalle intemperie. Ma poi giunge l’urlo di una sega e l’albero cade e i cerchi sono inondati dai raggi del sole e la linfa scintilla e il ceppo viene esposto al mondo intero”. E’ proprio quello che succede nel corso del romanzo di Tom Franklin, già notato con le short stories di Alabama Blues: la suspense (bisognerà scoprire chi ha fatto sparire Cindy Walker e poi Tina Rutheford e perché hanno sparato a Larry Ott) su cui è imperniato tutto L’avvoltoio è strumentale e destinata ad accogliere il lettore in un segmento di spazio e di tempo, dove tutto funziona al rallentatore e si svela passo per passo, pagina dopo pagina. Sono il contesto, l’insieme e il mood generale che Tom Franklin sa rendere come un grande narratore: dai menù della tavola calda ai serpenti mocassini, dai ripetuti omaggi a Stephen King ai film del drive-in, dal kudzu (un rampicante selvatico si avvolge agli alberi e alle rovine) alle impronte nel fango, ogni dettaglio concorre a definire l’atmosfera in cui promesse e tradimenti, verità e pregiudizi definiscono il destino dei protagonisti, neri o bianchi che essi siano, lasciando al tempo il compito dell’unica giustizia possibile. Molto più di un semplice thriller.

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