Guardare il mondo dalla finestra, in attesa di eventi, può sembrare un attività riduttiva e autoreferente, se non proprio romantica e ottocentesca. Ma se l’orizzonte è lo skyline di New York tra la fine del ventesimo secolo e il tragico inizio di quello successivo, l’osservazione dall’immobilità offre una prospettiva unica, in tutta la sua complessità. La copertina di Exponential è eloquente: una civetta delle nevi, le ali spiegate, il bianco dell’inverno e, sullo sfondo, come fantasmi, le Twin Towers, New York. Essenziale, elegante, raffinata, bellissima. Anche funzionale, perché è proprio quello il punto di vista che Joseph McElroy cerca di tratteggiare collezionando una lucidissima raccolta di saggi che virano con naturalezza verso il racconto. E’ il mondo visto dal basso, dai piccoli particolari che fanno una vita, una storia. Lo stile di Joseph McElroy, per quanto documentato e puntuale, è un passo oltre il reportage e l’analisi, molto più verso una forma raffinata ed evoluta di narrativa. Funziona sia per eventi ormai lontani nel tempo (come la rilettura della missione dell’Apollo 17) sia per la riscoperta dei libri di Italo Calvino e Samuel Beckett (tra gli altri): Exponential, alla fine, è molto di più della somma dei singoli addendi perché ogni segmento è collegato all’altro da una sottile e precisa rete di intersezioni, nodi, legami. E’ un patchwork, qualcosa che, parafrasando lo stesso Joseph McElroy, “si costruisce. Liberamente condiviso, un po’ confuso, americano”. Associare, per esempio, due apocalissi, quella naturale del Mount St. Helens e quella umana degli attentati dell’11 settembre 2001, può essere davvero una rivelazione, ma è qualcosa che Joseph McElroy evita accuratamente. Quello è un compito che lascia al lettore: le visioni e le letture di Exponential sono convincenti proprio perché con la continua ricercatezza del dettaglio accompagnano un tono narrativo lineare, apparentemente distaccato, forse freddo, come la giornata d’inverno ritratta sulla copertina. Però proprio come le ali bianchissime, le penne che si allungano verso il cielo e si stagliano con precisione nell’aria di New York, Joseph McElroy riesce a distiguere lo sfondo dal primo piano, il tran tran delle notizie dalla loro percezione, il mondo com’è o come lo vorremmo, lo scrittore dal lettore perché, come si legge in un passaggio essenziale di Exponential, significativo anche per comprendere il senso del titolo, “molta esperienza proviene dai buoni libri. Non sarebbe lì se non fosse distillata, come se l'esperienza (ma si tratta piuttosto del tentativo di darle espressione) fosse distillazione; e non sarebbe vera se non fosse per la mia esperienza, per me. Impariamo costruendo su quello che sappiamo o abbiamo per metà dimenticato. La mia storia sulla tua, anche se una storia può distogliervi da una certa altra realtà con lo stesso facile agio con cui può misteriosamente rappresentarla in modo pieno”. La spiegazione è convincente ed Exponential è consigliatissimo.
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