lunedì 10 dicembre 2018

Darryl Ponicsan

I protagonisti che avevano scontato a modo loro L’ultima corvé, il romanzo di Darryl Ponicsan poi diventato il celebre film di Hal Hashby, sono invecchiati, ma non sono cambiati poi di molto. Billy Badass tiene fede al nome che si è guadagnato in marina (l’unico che conti, per loro) ed è una spina nel fianco (per non dire di peggio) per tutti. Mule alias Mulhall si è sposato ed è diventato un pastore. È l’unico ad avere svoltato con decisione,  anche se il tempo lo ha segnato (si regge a fatica su due bastoni). Anche Meadows ha provato ad arginare le turbolenze del passato, lasciandosi alle spalle gli anni passati in carcere, solo che si trova ad affrontare il dramma di un figlio che torna dall’Iraq in una bara avvolta nella stars & stripes. Larry Meadows si è arruolato nei marines sull’onda emotiva dell’11 settembre, ma anche per “forgiarsi”. Il padre, memore delle sue esperienze di vita militare, l’aveva sconsigliato e, ora, con i due antichi commilitoni deve andare a prenderlo. Lui e Billy Badass insieme strappano il reverendo Mule dall’intimità del suo focolare e della sua chiesa e insieme ricompongono così il caotico trio. L’arrivo della salma è previsto alla base aerea di Dover, nel Delaware, loro partono dalla Virginia sulla macchina di Billy, che ha visto di sicuro tempi migliori. Il viaggio è un’odissea all’andata e ancora peggio al ritorno: Billy Badass si mantiene vivo e scattante a furia di provocazioni ed è una mina vagante talmente perseverante da coinvolgere nel turpiloquio anche Mule. I tre, già insofferenti in gioventù agli ordini e alla disciplina, si ritrovano a ricordarsi che “la vita militare ti colloca in una posizione dove tutto è possibile, e non in senso positivo”, solo che l’irriverenza di Billy questa volta si tinge di una forte vena polemica, che la sua prosopopea sposa con grande trasporto. Sono in viaggio nel dicembre 2003, nei giorni della cattura di Saddam Hussein, il suo tono è spietato e dissacrante e lui è incontenibile sia con i suoi vecchi amici sia che si trovi al cospetto del colonnello dei marines preposto alle esequie. La guerra con l’Iraq, che ai più risulta incomprensibile, per Billy Badass è un affare di stato mal confezionato: se “i sentimenti riciclati tengono in moto la macchina”, il servizio reso al governo miete vittime su vittime tra i giovani americani e trasforma i sopravvissuti in reduci con poche speranze. L’acredine di Billy Badass, in gran parte ben più che giustificata, è tale da portarlo alla convinzione che “quando smetti di credere a quello che dice il tuo governo, cominci a credere quasi a tutto”. Il paradosso, a leggerlo bene, funziona alla perfezione. Nelle loro disavventure lungo la East Coast i “vecchi compagni di bordo” lasceranno disertare un caporale dei marines incaricato di accompagnarli, scopriranno l’esistenza della telefonia mobile (una scena esilarante), e riusciranno a far intervenire agenti speciali non meglio identificati che, in quei frangenti di totale paranoia e in nome  della sicurezza nazionale, gli impediranno di salire su un aereo per tornare a casa. Eppure, nonostante le peripezie, i colpi di testa e i continui scontri verbali propiziati da Billy Badass, riusciranno, ancora una volta, a dare un senso alla loro stralunata missione. L’aggiornamento dei personaggi che avevano reso indimenticabile L’ultima corvé funziona perché Darryl Ponicsan tocca con mano i nervi scoperti delle guerre americane e smaschera, attraverso i suoi dialoghi sferzanti, le ipocrisie del patriottismo e l’ambiguità della vocazione bellica nascosta dietro una bandiera, perché la verità, che erutta dalla linguaccia di Billy Badass, è che “quando sei in battaglia non pensi a una causa. Pensi a rimanere vivo”. Proprio come il suo lontano predecessore, L’ultima bandiera è un romanzo anarcoide, urticante, coraggioso, e nel complesso, irresistibile.

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