All’inizio Woody Guthrie è stato prima “un ragazzo in cerca di qualcosa” poi è diventato una voce che si sente in modo nitido, forte e distinto ancora oggi. Non tanto perché, in effetti, Woody Guthrie è stato uno storyteller e un cantante eccezionale, ma perché il suo “non posso parlare senza dire” si percepisce in modo vibrante anche sulla pagina scritta. Anche gli scampoli autobiografici riportano in modo diretto alla forza dei suoi valori come spiega lo stesso Woody Guthrie all’inizio di che compongono Questa terra è la mia terra: “Così la nostra famiglia era come divisa in due partiti. Mamma ci insegnava le vecchie canzoni, le leggende e le ballate, cercando a modo suo di abituarci a guardare la realtà dal punto di vista del prossimo. Papà ci comprava ogni genere di attrezzi e molle per fare ginnastica, lasciando che il giardino davanti a casa fosse sempre pieno di ragazzini che facevano la lotta; ci insegnava a non lasciarci impaurire, minacciare e sopraffare da nessun altro essere umano”. L’educazione è tutto ed è da quella formazione che Woody Guthrie ha cominciato a distinguere con precisione cosa vale la pena raccontare e quello che si può perdere per strada: “Avevo la testa piena di figure, come in un film, ma era un film diverso da tutti quelli che avevo visto al cinema. Non si trattava delle solite storie fasulle di fuorilegge, ragazze ricche, playboy, cow-boy e indiani, di sparatorie e uccisioni e di bei ragazzi che baciano belle ragazze stagliandosi contro scenari meravigliosi sotto cieli meravigliosi. Rimanevo molto più affascinato dal coraggio di quella gente che sputava l’anima a lavorare nei campi di petrolio, spaccandosi la schiena, smoccolando, ridendo, chiacchierando. Digrignavano tutti i denti che avevano in bocca e tendevano tutti i muscoli che avevano in corpo, senza illudersi certo di diventare ricchi e potersi mettere in panciolle”. Più che un (grande) songwriter o uno scrittore, come si evince da Questa terra è la mia terra, Woody Guthrie è stato un testimone del nostro tempo, un bardo con l’umiltà dell’ultimo hobo capace di raccontare gli estremi della vita e di una nazione usando la scrittura e la voce in modo “pubblico”, “politico” nella più alta accezione del termine. Succede perché “all’inizio erano canzoni buffe su storie che prima andavano male e poi finivano per andare meglio o magari peggio. Poi incominciai a prendere coraggio e a scrivere canzoni su quello che veramente pensavo ci fosse di storto, e a come aggiustarle; insomma canzoni che dicevano quello che tutti pensavano in questo nostro paese”. Magnetico e avvincente, Questa terra è la mia terra è il diario di un viaggio nell’oscurità e nella polvere, una discesa tra gli ultimi e gli emarginati, un poema in forma di prosa che risponde alla necessità di dare una voce a chi una voce non l’avrà mai. Il fatto che la terra in questionee risponde al nome di America alla fine è persino relativo. E’ l’unicità della sua missione ciò che resterà indelebile per sempre.
domenica 11 settembre 2011
Woody Guthrie
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento