William Burroughs resta contagioso, anche se non è un virus. C’è qualcosa nelle sue intuizioni, negli esperimenti, nei spostamenti e nelle deviazioni che è destinato a essere sempre attuale, come se avesse compreso il ventesimo secolo, e quello che ne è seguito, più di tutti. Scegliendo da che parte stare perché, come riassume benissimo Casey Rae, “con l’utilizzo di parole, suoni e immagini, riassemblati e utilizzati come armi, Burroughs cercava di demolire sistemi di repressione e umiliazione, inclusi dogmi sociali, civili e religiosi”. Proprio così. Un protagonista scomodo e irriducibile, che qui viene collocato nell’epicentro di una complessa sequenza di mutazioni e metamorfosi del rock’n’roll. Una posizione che gli si addice alla perfezione. A conferma di un senso di stupore che matura mentre ci si addentra nelle pagine di Casey Rae, anche per chi conosce già a fondo la materia, va detto che “il rapporto di Burroughs con la musica era come un millepiedi intrappolato nell’ambra: sospeso nel tempo”. La definizione di Casey Rae è molto suggestiva e in stile, ma è difficile capire cosa voglia dire, se non che il legame con la musica e i musicisti di William Burroughs è stato continuo e fecondo, ma anche imperscrutabile. Eppure, se da Kurt Cobain a Tom Waits, dagli Hüsker Dü ai Beatles, da Frank Zappa a Patti Smith “il culto del rock’n’roll” ha individuato in Burroughs il suo “grande vecchio”, ci deve essere necessariamente una costante anche in un’esistenza feroce, frammentaria e dolorosa. Casey Rae pare identificare, non senza parecchie ragioni, nella tecnica cut-up, un cardine fondamentale del lavoro e del suo particolare magnetismo: “Burroughs era convinto che i cut-up rappresentassero la realtà in una maniera ancora più accurata, se non addirittura un effetto collaterale della nostra stessa esistenza”. L’uomo conviveva ed esprimeva l’essenza di un paradosso, ma c’era qualcosa di geniale, nella sua semplicità, quando spiegava che “non puoi volere la spontaneità. Però con un paio di forbici puoi introdurre il fattore spontaneo dell’imprevedibilità”. La gamma di annessi e connessi comprende fenomeni di trasformismo (e si capisce perché uno dei legami più immediati e spontanei sia quello con David Bowie), l’interesse per l’esoterico e l’occulto (ampiamente documentato da Casey Rae, a partire dal rapporto con Jimmy Page), i filamenti di amicizia tessuti dalla e nella Beat Generation e persino un curioso aneddoto, che suona simbolico per uno che diceva che “il linguaggio è un virus”. Dopo un concerto dei Joy Division che, come è noto, l’avevano omaggiato con Interzone, mentre Ian Curtis gli parlava dei Suicide, William Burroughs percepiva un riferimento al suicidio, come poi, in effetti, avverrà. Nel fittissimo susseguirsi di testimonianze è soltanto un caso, per quanto emblematico perché quella di Casey Rae è una biografia e insieme una rivisitazione geografica e culturale dei semi distribuiti da William Burroughs. Il lavoro parte dalla fonte di altri biografi (Ted Morgan con Fuorilegge della letteratura e Barry Miles su tutti) ma si estende a comprendere la vasta cerchia di accoliti in modo molto personale, accentuando gli aspetti prominenti del lavoro di Burroughs, e le sue ossessioni. Se Burroughs resta indecifrabile, Casey Rae riesce a codificare tutte le connessioni che l’hanno posto al centro di una fluttuante topografia. In modo del tutto involontario, probabilmente, Burroughs ha disegnato una mappa di zone temporaneamente autonome che hanno attirato frotte di outsider. Tangeri, Parigi, Londra, New York: in ogni città attorno a “un enigma in esilio” si coalizzava un pulviscolo di personaggi con cui scambiava, in una specie di costante osmosi, le sue visioni e seguirlo “significa vedere il mondo che credevi di conoscere sottoposto a cut-up e riassemblato in forme strane, divertenti e talvolta spaventose”. Il processo è stato una reazione a catena ed è andato oltre alla fine dei suoi giorni. L’effetto finale è qualcosa di imperscrutabile che, al di là delle effettive e irrinunciabili intuizioni letterarie e artistiche, era più legato all’attitudine. È per quello che, arrivati alla fine del viaggio di Casey Rae, vi verrà voglia di prendere un paio di forbici e fare a pezzi giornali di ieri (ma anche quelli di oggi o di domani), o di formare una rock’n’roll band.
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