Con la filmografia che si ritrova alle spalle, David Lynch è stato un regista con un occhio molto attento sia alle idee (“Devi essere lucido per creare. Devi essere in grado di catturare le idee”) che alla loro realizzazione (“Fai semplicemente ciò da cui ti senti attratto, senza sapere mai che cosa accadrà”) e In acque profonde ha raccolto e reso pubbliche le sue riflessioni su Meditazione e creatività, due temi il cui accostamento non è così semplice, e che necessita una piccola premessa. La passione di David Lynch per la meditazione trascendentale non deve ingannare: nelle sue “acque profonde” non ci sono exploit esoterici, contemplazioni mistiche, sacre o profane che siano, o traballanti teorie new age. La sua attitudine e la sua percezione sono più legate all’arte, alla creatività e allo spirito di adattamento con cui è necessario affrontare la magia (e la fatica) di raccontare un mondo attraverso le immagini, la parola, il pensiero. Sfruttando l’equilibrio della meditazione, David Lynch racconta, rileggendo le sue esperienze cinematografiche, l’influenza che questa può avere sulla creatività, sulla gestione dei progetti e delle idee, sulla conduzione della vita quotidiana, a partire dall’intuizione principale, che spiega così: “Ti innamori della prima idea, quel tassello piccino piccino. Una volta che lo tieni in mano, il resto verrà da sé”. È in quel frangente che Meditazione e creatività si fondono e si sovrappongono per “catturare il pesce”, per isolare la scintilla perché “l’idea è tutto. Non tradirla e ti dirà tutto ciò che c'è da sapere, sul serio. Basta che continui a impegnarti perché il risultato abbia lo stesso aspetto, la stessa atmosfera, gli stessi suoni e sia preciso identico all’idea. È strano, quando ti allontani dal percorso, in qualche modo lo sai. Capisci che stai facendo qualcosa di sbagliato, perché lo senti”. La logica per navigare In acque profonde è quella che vede l’opera dell’ingegno davanti e sopra tutto, come scrive lo stesso David Lynch: “L’opera d’arte deve bastare a se stessa. Quello che voglio dire è che sono stati scritti tantissimi capolavori della letteratura, gli autori sono ormai morti e sepolti e non puoi tirarli fuori dalla fossa. Hai il libro però, e un libro può farti sognare e riflettere”. Ecco, se c’è qualcosa di misterioso, di fantastico che ritorna nelle sue riflessioni (scritte quasi in forma di aforismi, molto semplici, scorrevoli, agili ed eleganti) è l’aspetto onirico e qui si ritorna alla sua passione e al suo lavoro principale, il cinema, che anche qui descrive come un sogno: “Quanto è magico entrare in un teatro e vedere spegnersi le luci. Non so perché. C'è un silenzio profondo, ed ecco che il sipario inizia ad aprirsi. Forse è rosso. Ed entri in un altro mondo”. È proprio così ed è esattamente in quel mondo a parte in cui per le idee “il desiderio è come un’esca" che la meditazione aiuta ad entrare o almeno a creare lo stato d’animo per non perdere il treno che sta passando così veloce da rendersi, il più delle volte, invisibile. In un ultimo, ideale aforisma David Lynch svela il segreto per non lasciarselo sfuggire: “Le idee arrivano nei modi più impensati, basta tenere gli occhi aperti”. Per un regista, non poteva essere altrimenti.
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