mercoledì 12 settembre 2012

Howard Zinn

La Storia del popolo americano dal 1492 a oggi è un libro che andrebbe adottato nelle scuole, dai primi anni fino alla laurea, perché racconta la storia da un punto di vista insolito e profondo, ovvero partendo dal basso. “In genere nei libri di storia non si parla di rivolte” scrive Howard Zinn e non è difficile trovarsi d’accordo dato che tra generali, dittatori (“La tirannia è tirannia, non importa chi la esercita”), presidenti e condottieri le visioni correnti e istituzionali somigliano invece a una saga di personalissime ambizioni, il più delle volte con deviazioni nella follia e del delirio e comunque sempre molto “lontano dalla storia”. Storia del popolo americano dal 1492 a oggi cercava di bilanciare la prospettiva, dando voce anche agli outsider, al dissenso, a chi subisce decisioni e imposizioni incomprensibili, se non in funzione di altri interessi, non proprio pubblici. Sul metodo Howard Zinn è semplice e altrettanto radicale: “Sì, è una questione di onestà. Come dobbiamo essere onesti riguardo ai nostri errori personali per poterli correggere, allo stesso modo dobbiamo giudicare la politica di un paese”. Proprio per questo, per andare incontro alla necessità di un linguaggio educativo, indirizzato ai più giovani, Storia del popolo americano dal 1492 a oggi è diventato Vi racconto l’America. La metamorfosi ha portato Howard Zinn nell’epicentro delle sue scelte, asciugando ancora il suo stile e attenendosi sempre di più al suo mandato. Il linguaggio di Vi racconto l’America è lineare, semplice, popolare, diretto con un punto di vista preciso, per quanto non assoluto. E’ la decisione di raccontare gli eventi storici con estrema chiarezza l’atto più rilevante, da un punto di vista prima letterario e poi, volendo, politico. Una scrittura che è elementare e pop nello stesso tempo ha il limite congenito di essere assertiva, ma ha, da parte di Howard Zinn, il pregio di riunire molte voci, e non soltanto tratte da fonti popolari. Basterebbe la bella citazione di Archibald McLeish, scrittore che fu vicesegretario di stato durante il secondo conflitto mondiale: “Da come stanno andando le cose, la pace che faremo, la pace che sembriamo preparare, sarà una pace del petrolio, una pace dell’oro, una pace del traffico navale, in breve un pace senza alcuno scopo morale o interesse umano”. O quella di Dwight Eisenhower, comandante dell’esercito che quella guerra la vinse e poi presidente degli Stati Uniti d’America: “Ogni arma costruita, ogni nave da guerra varata, ogni missile che parte rappresenta un furto ai danni di chi è affamato e non viene nutrito, di chi ha freddo non sa come coprirsi”. Come storico, anche nella versione extra light di Vi racconto l’America, Howard Zinn non insegue una falsa (e inesistente) obiettività ed è sincero nel suo schierarsi: “I movimenti sociali del passato ci danno un’idea di come si possono comportare le persone se uniscono le forze per costruire una nuova società”. Facile, utile, istruttivo, con o senza l’originale Storia del popolo americano dal 1492 a oggi.

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