martedì 5 giugno 2012

Alice Walker

Due sorelle, divise da differenti personalità e ambizioni, affrontano le difficoltà della vita, e la semplicità della morte, la guerra e la musica, la storia e le idee, soprattutto le limitate possibilità dell’amore. Variazioni che le portano a confrontarsi con molte diversità: le culture native, gli zingari, il Messico, la Grecia perché, scrive Alice Walker, “esattamente come le stelle, ognuno di noi è sempre in fuga. E i periodi in cui è peggiore la nostra sofferenza sono anche quelli in cui finiamo per fuggire tutti nella medesima direzione e così ci ritroviamo di nuovo tutti insieme. A questo servono i disastri, cioè la disconnessione dalle stelle. E’ evidente. E siccome c’è sempre qualche disastro che ci sovrasta, ecco che la nostra tribù è sempre unita”. L’amore è una conquista, e una rivincita, difficile che sia un’occasione e il peso del sesso, sottolineato in modo raro ed elegante in più punti di Nella luce del sorriso di mio padre, è uno degli elementi che distinguono l’identità femminile secondo Alice Walker. Sia che si tratti di metafore e immagini figurate (“Amore mio ti amo, e sappi che amore mio ti amo è la frase più erotica che conosco”), sia che si tratti di questione più prosaiche (“Chiederesti a Tina Turner di essere meno sexy sul palcoscenico solo perché mette a disagio la nuora? No, non lo faresti, dopo che ha avuto il fegato di dare un bel calcione sul culo ossuto di Ike! Lei può essere sexy quanto cazzo le pare e piace. Lo stesso posso fare io, e vaffanculo”) le sue donne sono volitive, combattive, innamorate, speciali nel percepire la sottile distinzione tra le idee e le storie, che è un bel passo avanti nella comprensione dei misteri e delle ambiguità della vita. Alice Walker lo spiega in maniera illuminante quando scrive che “le idee sono come cemento. Dure e rigide. Le storie invece sono di garza, ed elastiche. Possiamo vedere attraverso la loro trama, e perciò siamo attratti anche da ciò che sta al di là. Non distinguiamo con precisione di cosa si tratti; ma siccome l’immaginazione si spinge sempre avanti, anche noi siamo indotti a procedere. E’ attraverso le storie che alleniamo il nostro spirito”. Come esercizio, Nella luce del sorriso di mio padre chiede molta dedizione perché Alice Walker scolpisce frase dopo frase, non si lascia sfuggire né un’idea né una storia e parla al lettore come se lo avesse sempre lì davanti. Le parole hanno una forza incredibile, anche se la trama si spezza in mille rivoli, i personaggi sono dispersi ai quattro angoli del mondo e la percezione del tempo segue più lo spirito del caos che quello di un calendario. Ci vuole il bardo per spiegare la forza della scrittura di Alice Walker quando dice: “Dagli occhi delle donne derivo la mia dottrina: essi brillano del vero fuoco di Prometeo, sono i libri, le arti, le accademie, che mostrano contengono e nutrono il mondo”. William Shakespeare ha visto fino in fondo e le sue parole sono perfette per riassumere un romanzo potente, corale e cosmopolita.

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