mercoledì 4 aprile 2012

William Least Heat-Moon

E’ la storia di un errore che ha cambiato il mondo. La racconta un viaggiatore che conosce in modo profondo le Americhe e già il semplice fatto di questo plurale, spesso e volentieri dimenticato, introduce ad una visione critica, molto dettagliata ed estremamente attenta agli aspetti umani legati alle esplorazioni del navigatore genovese. Cristoforo Colombo partì per una “una terra mai vista ma in qualche modo immaginata” e William Least Heat-Moon gli riconosce, in modo palese e senza subordinate, tutte le doti del grande uomo di mare, lo straordinario senso d’orientamento, le intuizioni, la forza di gestire rapporti che andavano dall’ultimo mozzo ai re e alle regine che lo finanziavano. Essendo però uno scrittore abituato a viaggiare con gli occhi aperti, William Least Heat-Moon è anche cosciente che “ogni inizio ha migliaia di inizi che ne hanno altre migliaia ciascuno, sicché ogni principio porta con sé innumerevoli antecedenti”. E’per questo che le esplorazioni di Cristoforo Colombo, nelle ricostruzioni e nelle analisi di William Least-Heat Moon, maturano anche in funzione di ciò che successe prima e soprattutto dopo che le sue caravelle impegnarono l’oceano Atlantico, compreso il genocidio degli indigeni e l’arrivo dei conquistadores. L’ammirazione per il navigatore e per il marinaio non gli impedisce di evidenziare tutta la crudeltà dell’emissario reale e del condottiero che vede soltanto terre da conquistare e popoli da sottomettere. Non è un’opinione di William Least Heat-Moon, è una testimonianza raccolta nella corrispondenza di Colombo con i reali spagnoli che spiega la natura dell’incontro con le popolazioni dei Caraibi: “Essi non hanno armi di sorta, e vanno tutti nudi, e non hanno destrezza nell’uso di armi, e sono oltremisura codardi, che mille non terrebbero testa a tre dei nostri, e sono sì lesti nell’obbedire, e nel lavorare e seminare e fare ogni cosa paresse a noi necessaria, che si potrà ottenere che erigan città e adottino i nostri costumi”. La citazione è quanto di più eloquente serve per risolvere gli indugi sul personaggio: per l’occasione William Least Heat-Moon ha lavorato più di sintesi, rispetto ai suoi diari di viaggio, ed è logico che Colombo nelle Americhe non sia la versione esaustiva e definitiva dei fatti storici, ma un punto di vista pertinente e preciso. Con Colombo, l’uomo, le sue contraddizioni, la sua intuizione, la sua ascesa e la sua caduta al centro di tutto: “L’ammiraglio era uno di quegli uomini che possono trarre soltanto le conclusioni che vogliono. Morì il 20 maggio 1506, nel suo cinquantacinquesimo anno di vita, circondato da amici e famigliari, e partì per quell’ultimo viaggio ancora pienamente convinto di essere arrivato dove in realtà non era arrivato e di avere fatto ciò che in realtà non aveva fatto”. L’epitaffio di William Least Heat-Moon è molto sincero anche perché tiene sempre vicini e molto presenti gli aspetti umani, soprattutto quelli dell’ammiraglio che, non bisogna dimenticarlo, è entrato nella storia soltanto per errore.

Nessun commento:

Posta un commento