James Dickey è un autore conosciuto soprattutto per aver firmato Dove porta il fiume il romanzo da cui è stato tratto Un tranquillo week end di paura. Nato ad Atlanta, Georgia, nel 1923, dopo un anno di college è partito per il Pacifico. Oltre cento missioni come bombardiere, intervallate soltanto dalle letture e dagli studi letterari. Richiamato al suo posto di volo per la guerra in Corea, negli anni successivi ha lavorato per la pubblicità e scritto una valanga di poesie fino a Dove porta il fiume e alla sua sceneggiatura, nel 1972. Scomparso nel 1997, James Dickey resta un caso atipico e curioso nella narrativa americana e Oceano bianco non fa che confermarne le doti di brillante outsider. E’ la storia di Muldrow, mitragliere di un B-29 che, abbattuto su Tokyo nelle fasi finali della seconda guerra mondiale, cerca di salvarsi attraversando il Giappone. Il paracadute che lo salva nello stesso tempo lo cala in un ambiente ostile e pericoloso: oltre ad essere un bersaglio in una zona nemica, Muldrow deve fronteggiare le asperità del terreno, il freddo, la fame e la solitudine della sua odissea. La lotta per la sopravvivenza lo porta a rivivere i momenti migliori della sua infanzia: con la forza della disperazione cerca di ritrovare sui monti giapponesi un ambiente simile all’Alaska, dove è cresciuto, per potersi muovere a suo agio. Il parallelo tra la wilderness di Oceano bianco e quella di Dove porta il fiume sorge spontaneo nonostante le differenze geografiche ed è anche logico al di là delle prerogative di James Dickey. Il gioco di ruoli tra preda e cacciatore diventa soprattutto una sfida personale con la natura, la capacità di ricordarsi alcune pratiche elementari della vita sulla neve e, in fondo, lo sforzo di autoalimentare la propria forza di volontà, come si ripete lo sfortunato aviatore di James Dickey: “Certo, non sapevo tutto, ma sentivo che per me non c'erano limiti, una volta che la situazione fosse stata quella giusta. Dentro avevo qualcosa di illimitato; avrei fatto ciò che molti altri non si sarebbero neanche sognati, e soprattutto sapevo che non avrei esitato io”. La lunga marcia assume ben presto una dimensione metaforica, l’uomo contro gli elementi, e James Dickey è bravo quanto basta perché la tensione rimanga costante, pur con una limitata possibilità di paesaggi (c’è soltanto una montagna dopo l’altra), personaggi (il Giappone è desertificato dalla guerra e nel suo viaggio Muldrow incontra soltanto due eremiti) e la totale assenza di dialoghi. Per il lettore non c’è niente di particolarmente impegnativo: qualche scena forte (compreso il finale), un (bel) po’ di mestiere e Oceano bianco diventa interessante quanto basta per incuriosirsi della sua più volte ipotizzata riduzione cinematografica, ad opera dei fratelli Coen, che hanno opzionato i diritti del romanzo. I due con la neve non scherzano (Fargo insegna), Un tranquillo week end di paura è un precedente degno di nota e Oceano bianco contiene tutti gli elementi per una bella sfida.
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