domenica 25 giugno 2023

Tom Shales, James Andrew Miller

Dissacrante, irriverente, innovativo, il Saturday Night Live ha vissuto con l’intensità dei suoi protagonisti, che bruciavano le tappe. Strappare una risata ha avuto un costo molto pesante, un sacrificio che nel corso degli anni ha alimentato i fantasmi del sabato sera. Una storia americana che condensava competitività, entusiasmo, egocentrismo, talento e follia smisurati. Era anche una zona franca all’interno del network dove tutto (o quasi) era concesso in virtù del successo della trasmissione. Secondo Anthony Michael Hall, il Saturday Night Live era “teatro e rock’n’roll e un sacco di altre cose”. Il nucleo di quel turbinio restava la ricerca di una comicità nuova e originale che comportava uno sforzo non indifferente come spiegava Elliot Wald: “È estremamente interessante cercare di essere divertente, ed è ancora più stressante dover essere divertente a scadenza fissa. Devi essere divertente lunedì e martedì. Se sei divertente di giovedì non serve più. Hai a disposizione un tempo prefissato: dal mezzogiorno di lunedì alla lettura dei copioni del mercoledì”. Le testimonianze raccolte da Tom Shales e James Andrew Miller ricreano molto bene il clima del SNL, senza filtri e senza correzioni. È una specie di racconto orale che tiene conto dell’ambizione, della convinzione di spingersi oltre i limiti, delle notti svegli a scrivere e di quelle passate a festeggiare. Le settimane erano infernali, spingere la creatività e andare verso il limite era l’ordinaria amministrazione per personaggi come John Belushi, Chevy Chase, Bill Murray, Eddie Murphy, Dan Aykroyd. Autori, interpret e produttori, tutti insieme con l’obiettivo di stravolgere gli schemi nel nome di un humour spietato. Ricorda Alan Zweibel: “Noi avevamo una regola, sempre che fosse una regola anche quella: quello che ci faceva ridere lo mettevano in televisione, e ci auguravamo che facesse ridere anche la gente a casa, e che lo avrebbero detto ai loro amici. Era un ideale, perseguito con una certa purezza di intenti”. Ben presto il cast del Saturday Night Live si è rivelato una sorta di gang che viveva la promiscuità e la frenesia della creazione dello show, tutti condannati a gioire in pubblico, e a soffrire in silenzio, come spiegava Chevy Chase: “Gli artisti vivono perennemente in questo dualismo: nel divario tra la magia straordinaria di essere amati da così tante persone e così in fretta, e il tarlo segreto di non meritarlo affatto, e che prima o poi lo scopriranno tutti”. Una raffica di scontri, battaglie, improvvisazioni, risate, amicizie, tradimenti e bizzarrie resero leggendario il Saturday Night Live e come dice una delle autrici, Rosie Shuster: “Fu allora che i comici diventarono qualcosa di simile a quello che un tempo erano state le rock star. Le rock star avevano un’energia vibrante, un’immediatezza, e questo show, con le sue vibrazioni di vita pericolosa newyorkese, ti dava lo stesso tipo di immediatezza allo stato puro. È solo che spesso era una vita da veri barboni”. In questo, John Belushi è stato capace di riassumere tutta l’epopea del Saturday Night Live, azzerando la distanza tra la fiction e la realtà. È vero quello che aveva intuito Tom Schiller (“Non sarebbe mai diventato vecchio”), ma non era il solo, e la ricostruzione di Tom Shales e James Andrew Miller non nasconde nulla, partendo dall’osservazione di Robert Klein: “C’era la droga di mezzo. Sulle scrivanie si vedevano piste lunghe metro, non so se mi spiego. Gran parte delle persone riuscivano a gestirla, ma qualcuno ci è cascato dentro fino al collo”. Nel corso del tempo, il clima si è fatto più morigerato, anche se il SNL è rimasto lo show di sempre, compresi i giorni seguiti all’11 settembre 2001, ma rimangono sempre le ombre e i le contraddizioni dell’improvviso e travolgente successo che Chevy Chase spiegava così: “Tutti pensano che diventare famosi sia una cosa magnifica, meravigliosa, bellissima, magica. Ed entro certi limiti è senz’altro vero. Ma è una cosa che fa anche molto paura: una delle esperienze più stressanti del mondo. Qualcosa di simile alla sindrome da stress post-traumatico. Prima sei uno come tanti, e il giorno dopo sei una celebrità”. Da tenere in considerazione.

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