“Quanto
è profondo qui” dice uno dei protagonisti di Menzogne della mente ed è l’abisso che segna la distanza tra le persone,
anche nella stessa famiglia, quello che c’è “in mezzo” il particolare dei legami, dei
rapporti, diventano quelle “scene americane” che costituiscono lo spirito
essenziale delle pièces teatrali di Sam Shepard. Essendo un narratore
raffinatissimo anche quando deve elencare gli oggetti, gli strumenti e le
presenze sul palco, come se ogni dettaglio fosse vitale (e lo è), dalla colonna
sonora (“Musica dal vivo. Musica con un nerbo americano”, che poi è il
bluegrass dei Red Clay Ramblers che hanno collaborato a lungo con lui) alla
disposizione sul palco, è minuzioso e scrupoloso. Persino le indicazioni per la
scenografie funzionano come un racconto: “Frankie dietro il pubblico con un
telefono in mano, parla camminando in circolo, scalciando il filo del telefono.
Jake, in fondo alla piattaforma di destra, ha una valigia accanto e parla a un
telefono pubblico, di quelli che si trovano sulle autostrade. Una pallida luna
piena nel centro a sinistra in fondo alla scena. Tra i due personaggi, ciascuno
isolato da una pozza di luce, pare esserci un’immensa distanza suggeriva
dall’oscurità che li separa. Dapprima si odono le loro voci nel buio completo.
Poi si alza molto dolcemente la luna mentre la conversazione prosegue al buio,
quindi la luce rivela lentamente i due personaggi”. Tra Jake e Beth, i
protagonisti di Menzogne della mente,
la distanza è infinita perché hanno costruito un deserto tra loro due, scavando
un solco anche con se stessi. I punti di domanda che circondano l’identità e/o
la sua percezione, un tema che è radicato nella narrativa di Sam Shepard, e
ancora di più nella sue scritture teatrali, danno il tempo alle battute dei
personaggi, come dice Jake: “Non mi preoccupo più di dove va la gente. Non ci
penso. Possono andare tutti dove vogliono. Questi giorni seguo solo i miei
movimenti. E’ già abbastanza. Ci hai mai provato? A seguirti. Come una spia.
Puoi finire da qualsiasi parte. E’ incredibile. Per esempio, mi sono appena
sorpreso mentre mi stavo rasando. Ero proprio là. Che mi rasavo. Me ne sono
accorto solo adesso. Fa paura, sai”. La divisione tra Jake e Beth permette
ancora una volta a Sam Shepard di esplorare quel territorio che coincide con la terra di nessuno dei legami che si spezzano e non finiscono mai, finché
giunge a una (parziale) conclusione: “La gente non muore tutta. Non muoiono
tutti insieme a meno che ci sia una catastrofe. Rimane sempre indietro qualcuno
a continuare la famiglia. C’è sempre almeno uno che resta indietro”. Allora si
ritorna alla citazione iniziale di Cesar Vallejo, la scintilla per l’epifania
che si sviluppa dalle Menzogne della mente: “Qualcosa ci identifica con chi ci abbandona, ed è nostro comune potere
il ritornare: di qui il nostro dolore più grande. Qualcosa ci separa da chi
resta con coi, ed è nostra comune schiavitù l’andarcene: di qui la nostra più
magra felicità”. Sì, è profondo qui.
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