Succede
tutto in una famiglia di donne, quattro (tre figlie e la madre) a
uno, il padre, Oren, insegnante di astronomia, che corre di notte
attorno alla casa (con rifugio antiatomico annesso). La bizzarra
consuetudine è l’unico, innocente strappo a un insieme di regole
dettato dalla religione, una specie di costituzione locale e un
recinto insormontabile, ad Arco, Idaho. La vita è dettata più che
altro dai concetti di “insieme” e “solito” e la stessa
famiglia Quanbeck è costretta all’interno di queste definizioni,
solo che i due cardini vengono presto divelti dagli eventi e le crepe
che si generano saranno insanabili. Tra le figlie, Jory è
insofferente, “sta imparando cos’è la vita come facciamo tutti,
nel modo più duro”, e Grace, la primogenita, è una ragazza
determinata, ossessionata dalla fede e dall’idea della fede come
“testimonianza”. Segue alla lettera le indicazioni bibliche e,
sentendo un’estrema vocazione, parte per una missione in Messico.
Il suo distacco è la prima frattura, nemmeno la più grave. Quando
torna è incinta, certo non per bontà divina, e anche se Grace
considera la maternità un dono, la tragedia a quel punto incombe
già. Un figlio in arrivo da un padre sconosciuto è visto come un
pericolo per la famiglia Quanbeck e in particolare per la famiglia
all’interno di una comunità ristretta (anche di vedute) di un
minuscolo paese negli sterminati territori americani. Il padre non
mette in discussione nulla, né la fede, né la natura provinciale di
Arco, né il fragile equilibrio di una famiglia complicata e decide
di far sparire l’inconveniente. Trasferisce Grace e Jory non troppo
lontano, ma abbastanza da essere nascoste, ospiti della saggia Hilda
Kleinfert, dove “era come se certe cose importanti fossero state
cancellate, o non fossero mai esistite”, L’isolamento delle
ragazze comporta un’intricata
svolta nella storia. Nella nuova scuola, non confessionale, Jory,
“era una strana, e il suo destino consisteva nel restare
relegata ai margini di tutto per sempre”. A lei, rimane l’amicizia
con l’enigmatico Grip, l’estemporanea scoperta dell’alcol e
degli acidi e di modelli molto distanti dai dogmi della dottrina. Con
la scomparsa di Grace, nella stessa notte in cui Jory celebra la sua
emancipazione, partecipando alla festa di Halloween con un “vestito
da paura”, il delicatissimo status
quo, già compromesso dalla gravidanza, si sfalda del tutto, ma da
quel punto in poi rivelare di più non avrebbe senso. La
manovra a tenaglia di Val Brelinski comincia a stringersi attorno a
tutti i protagonisti, a partire dalle due sorelle: la
costruzione è molto accurata, la delicatezza con cui descrive il
recinto concentrico della fede, della small town e della famiglia
merita senza dubbio un applauso perché riesce a trasmettere un senso
di claustrofobia anche negli immensi spazi aperti dell’Idaho. Un
piccolo indizio (non casuale, come si scoprirà) è il rifugio
antiatomico tenuto funzionante nel giardino di casa che, come un
presentimento, resta lì fino alla fine, simbolo plastico e
incombente dell’inguaribile malinconia del padre. In effetti, le
figure maschili non sono molto fortunate: se Oren è tanto presente
quanto distante nel comunicare le sue ossessioni, all’opposto,
Grip, segue l’istinto (l’ha sempre fatto) certo che “la
gente fa quello che vuole e poi le cose succedono di conseguenza”.
La famiglia non funziona, la fede resta un mistero e se
la scrittura di Val Brelinski è precisa e accomodante e la
progressione del racconto lineare ed esponenziale, lo sviluppo degli
argomenti che lascia scivolare ha tutta una sua particolarissima
dinamica, a partire dallo scorrere del tempo e dalla sua percezione,
dalla dimensione dell’infinito nel cielo, nella fede e in
piccoli momenti di magia perché “forse era il tempo a essere così:
un lungo momento che si espandeva oltre l’orizzonte, come il cielo
di vetro verde che si estendeva davanti, sopra, tutto intorno. O
invece era tutto molto piccolo, il tempo, piccolo nel senso di molto
concentrato, come un minuscolo, denso buco nero e anche le cose
diventavano troppo, troppo pesanti dentro il buco nero”. Un libro
avvolgente come una preghiera, che nella sua atmosfera lascia molto
da indagare: tante domande, poche certezze, una lunga scia di dubbi.
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