Tornato in America dopo gli anni caotici, creativi e libertini di Parigi, Henry Miller rifiuta l’Incubo ad aria condizionata, l’omologazione delle idee, il vuoto pneumatico delle emozioni in nome dell’emergenza. L’apocalisse incombente della seconda guerra mondiale non gli impedisce di vedere con estrema lucidità quello che lascerà filtrare il futuro. Nella prima parte di Ricordati di ricordare, ovvero la lettera aperta al soldato semplice Fred Perlès scritta nel 1941 poi intitolata Assassinate l’assassino, Henry Miller assume una posizione radicale, non allineata e indipendente contro la retorica che ha condotto l’Europa nel baratro della guerra e che, nello stesso modo, vi sta trascinando anche gli Stati Uniti. La sua allergia agli schemi e agli ordini imposti dal conflitto è evidente fin dalle prime battute della sua corrispondenza: “In nome della libertà ognuno viene obbligato a tenersi pronto alla linea di partenza; l’assunto è che quando avremo vinto la guerra (stiamo solo oscuramente cominciando a renderci conto che ci siamo già dentro) riavremo la nostra libertà, una libertà, sia detto tra parentesi, che non abbiamo mai posseduto sul serio”. I suoi strali attraversano la coltre dei luoghi comuni, a partire da quell’ineluttabilità con cui viene spacciata la guerra, perché anche di fronte al tragico precipitare degli gli eventi secondo Henry Miller “ci sono mille modi di accettare l’inevitabile”. Il primo è ricordare di ricordarsi dove e come comincia la vocazione guerriera: “E’ la minoranza che favorisce la guerra, e questa minoranza rappresenta sempre gli interessi costituiti. Nessun governo ha mai il coraggio o l’onestà di rimettere al popolo la questione della guerra. Né sussiste mai la più remota possibilità di creare una situazione per cui coloro che sono in favore dalla guerra vadano alla guerra e coloro che non lo sono restino passivi. L’unanimità di una nazione, in tempo di guerra, si ottiene attraverso la coercizione pura e semplice”. Il tono polemico e risoluto di Assassinate l’assassino è capace anche di farsi sarcastico e nella sua durezza Henry Miller è ancora attualissimo quando scrive: “Ci prepariamo alla guerra e contemporaneamente cerchiamo, come al solito, di fare buoni affari e con entusiasmo”. La seconda parte di Ricordati di ricordare, del tutto complementare ad Assassinate l’assassino, viaggia sulla distanza tra Parigi e New York ed è ricca di una nostalgia per quella terra francese intrisa di arte e bellezza che ormai è un lontano ricordo. Henry Miller ne riconosce la forza perché, come scrive nell’incipit di Ricordati di ricordare “ci attacchiamo ai ricordi allo scopo di conservare un’identità che, se soltanto sapessimo coglierla, non potrebbe andare mai perduta. Quando scopriamo questa verità, che è un atto di memoria dimentichiamo qualsiasi altra cosa”. Lo scrive aggrappato a fugaci memorie di umanità in Europa e nel Mediterraneo, mentre attorno a lui l’America ormai si emoziona soltanto per la luna, un satellite freddo e disabitato. Ecco, la differenza.
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