La “circoscrizione elettorale” di
Gary Snyder è stata sempre e solo la wilderness e la bella definizione, che
spunta in fondo a L’isola della tartaruga, coincide con un’ideale nazione,
nella sua visione, di quella comunità che “non significa solo uomini e donne ma
anche erbe, rocce, vento, nuvole, gli altri animali”. Il suo programma di
governo, espresso in chiave poetica, è tutto concentrato in L’isola della
tartaruga e la wilderness è il leitmotiv e insieme il tratto dominante della
costituzione immateriale perché “visto che ci troviamo ora sulla soglia del
declino della civiltà, il primo passo da fare potrebbe essere ritrovare quella
visione primitiva del mondo che da sempre, e in maniera intelligente, ha
cercato di aprire dei varchi per comunicare con le forze naturali”. Gary Snyder
popola L’isola della tartaruga di liriche brevi e frementi che hanno un’utilità
fresca e immediata ancora oggi, forse più del 1974 quando uscì per la prima
volta e, fedele alla sua missione, non disdegna la vocazione politica, intesa
nel senso più ampio ed evoluto: “I nostri poteri più profondi possono cambiare
noi stessi ma anche la cultura. Se l’uomo vuole sopravvivere sulla terra, egli
dovrà saper trasformare la tradizione di civiltà urbana, lunga cinque millenni,
in una nuova cultura di sensibilità ecologica spirituale-scientifica, tendente
all’armonia, intimamente selvatica. La selvaticità è lo stato di completa
consapevolezza. Ecco perché ne abbiamo bisogno”. La road map che L’isola della
tartaruga comincia con l’elenco delle necessità impellenti che si risolve,
secondo Gary Snyder in “una questione d’amore, non l’amore umanistico
dell’occidente, ma un amore che si estende agli animali, alle rocce, alla
terra… A tutto. Senza questo amore possiamo finire, anche senza guerre, in un
luogo inospitale”. L’esperienza insegna che la previsione di Gary Snyder è
tutt’altro che ingenua e che la sua utopia (“Obiettivi: aria pura, acqua e
bacini dei fiumi puliti, presenza, nelle nostre vite, del pellicano, del falco
pescatore e della balena grigia; salmoni e trote nei fiumi; linguaggio
incontaminato e bei sogni”) rimane validissima. Anche perché al centro del
rapporto tra uomo e natura L’isola della tartaruga riporta che “la gioia di
tutti gli esseri è nell’essere più vecchi, più tenaci e consumati”. In questo è
perfetta l’appendice autobiografica ripescata dall’introduzione di The Gary
Snyder Reader dove diceva: “Ora, riesco a vedere quanto ho girovagato nel
mondo, a bordo di petroliere, su vagoni merci, bus del terzo mondo, macchine
sgangherate, a piedi e su jumbo jet, bar notturni e moschee all’alba. E’ qui
offerto, al di fuori di una vita frenetica (col senno di poi), ma
deliberatamente scelta, un mix di idee, immagini, archetipi e proposte. Il
tutto con autentico spirito di ricerca, di fare arte, di esplorare la
conoscenza, di corteggiare la saggezza”. Poi l’equilibrio è un’invenzione
umana, e come tale, è sempre piuttosto precario perché, bisognerebbe
ricordarselo più spesso, alla fine “il mondo fa come gli pare".
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