Dopo svariati e fallimentari tentativi, almeno tre o quattro, di scrivere un romanzo, William Fense Weaver ha deciso di dedicarsi alla critica letteraria e musicale (è un appassionato melomane) e soprattutto alla traduzione. Delle sue velleità narrative è rimasto soltanto un piccolo ed elegante romanzo, estrapolato dal diario di un viaggio in Italia scritto con un garbo e una spontaneità naturali, eppure non privo di una sua specifica profondità. La sua estate a Napoli e dintorni è vissuta guardando oltre la particolarità della meta che William Fense Weaver riesce a distinguere, sfuggendo ai cliché e all’olografia: “So che non è il mio modo di vivere, ma posso apprezzarlo, accettarlo così com’è, studiarlo e, ora che so tutto questo, allontanarmene più saggio, spero, e più libero”. Anche se in Una tenda nel mondo ci stanno comodi tutti gli amici e i profili italiani sono altre le tappe e le mete perché “in un vero viaggio, il paese che ognuno di noi esplora è se stesso”. Si tratta di tragitti e svolte speciali, tutti da decifrare con una sensibilità che va allenata e accudita. Come scrive William Fense Weaver: “Credo che quando si è colpiti da qualcosa di particolarmente bello e antico, si abbia un desiderio istintivo di associarsi o identificarsi con esso, come per immortalare qualcosa di se stessi dividendo la permanenza di un’opera d’arte. Forse per dilatare quel momento unico che uno vive quando ha un’esperienza di vera bellezza o perfino di storia tangibile”. Una tenda nel mondo è un manuale di istruzioni per l’uso del viaggio inteso come sia come valore sia come elemento trascendentale che William Fense Weaver descrive così: “Un viaggio è una vita. Il microcosmo. Si nasce alla partenza, nel corso del viaggio si matura, si cresce, si impara, si fa esperienza, e quando infine si arriva sani e salvi a casa, il viaggio è morto, ma se lo si è vissuto bene, esso resterà per sempre in una sua propria eternità”. Guidato dalle citazioni di H. D. Thoreau, autore e modello di riferimento di William Fense Weaver, il pellegrino di Una tenda nel mondo raggiunge una dimensione quasi metafisica nel suo viaggio, senza clamore e con grande meraviglia. L’epigrafe dal Walden è esplicita: “Per ciò che mi riguarda, d’altro canto, io esigo da ogni scrittore, prima o poi, un semplice e sincero resoconto sulla sua vita; e non soltanto quello che egliha sentito ditr sulle vite degli altri uomini, ma una narrazione sul tipo di quella che manderebbe ai suoi parenti da un paese lontano; ché, poi, se egli ha vissuto con sincerità, quel paese deve veramente essere stato lontano dal mio”. La “leggerezza” di William Fense Weaver (è stato il traduttore americano delle Cosmicomiche di Italo Calvino) è il tratto più importante della sua scrittura, anche se il peso specifico dei temi, la vita e il viaggio, porterebbero a riflessioni e a metafore più complesse e spigolose. Invece basta la singolare semplicità di Una tenda in questo mondo per riconoscersi viaggiatori e non sentirsi mai stranieri.
Ciao, il tuo blog è veramente bello. Abbiamo gusti letterari molto simili (http://www.anobii.com/vanni77/books), le tue scelte di lettura non sono mai banali e le tue recensioni molto interessanti. Complimenti, ti continuerò a seguire.
RispondiEliminaVanni