C'è qualcosa di visionario nella straordinaria attualità dei romanzi di Kurt Vonnegut, questo Pezzo di galera su tutti. E' come se lo scrittore americano avesse visto nel futuro, leggendo dentro il suo presente. Non è solo la storia che si ripete, anche se l'elemento ciclico non è da sottovalutare: è proprio quel sistematico calarsi in profondità nei suoi personaggi, nelle loro peripezie, negli eventi in cui sono protagonisti o meno, che riesce ad intravedere una trama, un'infinita serie di connessioni, una via privilegiata attraverso il tempo e i sentimenti degli uomini che lo attraversano. Uno di questi, mister Walter F. Starbuck, il nostro avanzo da galera, ha un ruolo relativo nelle ossessioni di Richard Nixon e degli altri paranoici come lui e si ritrova implicato nel groviglio di operazioni segrete, progetti occulti, memorandum riservati, dossier e altre amenità che occupavano il tempo e i budget di gran parte delle agenzie governative americane durante la guerra del Vietnam 4"Organizzavano, sì, effrazioni e spionaggi telefonici e la persecuzione dei nemici tramite il fisco, però non tralasciavano mai di dir le preghiere prima di mettersi a tavola"). Come tutti i personaggi di Kurt Vonnegut, Walter F. Starbuck non è proprio un cittadino modello per gli standard del governo: gli sfugge una posizione politica ben precisa ("Io mi consideravo un socialista. Ritenevo che il socialismo fosse un bene per l'uomo comune. Come soldato scelto di fanteria, ero senz'altro un uomo comune"), è un inguaribile idealista ("Credo tuttora che pace, benessere e felicità siano traguardi in qualche modo raggiungibili. Sono uno sciocco") e non sopporta la guerra, avendola vissuta ("Nient'altro nella vita è ossessionante come la guerra, la guerra"). E' abbastanza maldestro da farsi beccare, insieme alle altre talpe del Watergate, e da finire in galera, quel tanto che basta per riflettere che è ora di farsi spazio e, una volta fuori, arriva al vertice di una Babilonia di corporazioni il cui nome è fittizio, ma può essere scambiato tranquillamente con uno qualsiasi dei maggiori fondi d'investimento quotati a Wall Street e dintorni. Metafora fin troppo chiara dell'intreccio di menzogne che unisce politica, economia e guerra, Un pezzo da galera ci racconta una storia di ieri (il Watergate è del 1972, il romanzo del 1979) per spiegarci quello che i giornali (e il potere in genere) non ci dicono oggi. Fondamentale.
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