The Bob
Dylan Scrapbook 1956-1966 è un libro
speciale e prezioso che introduce un decennio fondamentale per la
storia di Bob Dylan e, per estensione, del rock’n’roll. Quegli
anni ruggenti sono rivisti attraverso una collezione di ritagli,
locandine e biglietti di concerti, pagine autografe, memorabilia e
altri piccoli oggetti del desiderio che, grazie a un accurato
assemblaggio, diventano una specie di diario quotidiano. I tanti
piccoli oggetti che lo compongono formano un puzzle molto nitido, un
ritratto affidabile dell’evoluzione di Bob Dylan dal 1956 al 1966.
E' come leggere un rebus: ci vuole un certo sforzo, da parte del
lettore, per identificare e collegare i tanti frammenti, ma il
risultato è un identikit molto fedele all'immagine e/o a quello che
è stato veramente, nella realtà, Dylan in quegli anni, e oltre.
Anche perché The Bob Dylan Scrapbook
1956-1966 è una sorta di archivio parlante,
che manda segnali attraverso piccoli reperti di chi quegli anni
storici li ha visti da vicino e sono reperti di street life, di vita
da strada, che sembrano tracciare o rileggere un percorso ideale.
Cynthia Gooding nell’intervista del 13 gennaio 1962 per la WBAI lo
presenta come “un uomo capace di fare tutto da solo” e in quel
momento è solo un’ombra con la chitarra, il timido sorriso sulla
copertina del primo disco. La metamorfosi si impone rapida, netta,
spietata. Un passaggio complesso e articolato che lo porta da Woody
Guthrie al rock’n’roll, dai movimenti per la pace e per i diritti
civili alla fuga nei boschi di Woodstock, dal Joan Baez alla Band,
dallo sguardo incantato agli occhiali scuri, dalle chitarre acustiche
a quelle elettriche, da See That My Grave Is
Kept Clean a Like A
Rolling Stone. E’ anche, e soprattutto, un
processo evolutivo che riguarda il songwriting come spiegava Allen
Ginsberg: “Scriveva dei versi più corti, e ogni verso aveva un suo
significato. Non scriveva più solo per seguire la rima; ogni verso
doveva far progredire la storia, portare avanti la canzone”. Storie
che sono già state raccontante, ma che The
Bob Dylan Scrapbook 1956-1966 illustra (è il
termine più appropriato) con vere e proprie schegge di tempo. Tocca
poi al lettore perdersi e ritrovarsi, cercare o ricostruire il
proprio Dylan aggirandosi in questo fantastico labirinto di ricordi,
memorie, frammenti e di tutti quei piccoli dettagli che fanno una
grande storia perché il suo protagonista tende a essere (parecchio)
elusivo essendo convinto che “il destino è quella sensazione che
hai quando ti sembra di sapere qualcosa su di te che nessun altro sa.
La tua immagine mentale di ciò che vuoi essere si avvera. E' una
cosa che ti devi tenere stretta, perché è una sensazione delicata
e, se la comunichi, qualcuno la distruggerà. Meglio tenersi dentro
tutto quanto”. Il numero esiguo di pagine (circa sessanta) non deve
trarre in inganno perché The Bob Dylan
Scrapbook 1956-1966 non è un libro normale:
dietro ogni angolo c’è una sorpresa, compreso un intero disco di
interviste d’epoca. Molto elegante e accurato, per quanto
scorrevole, nella grafica, The Bob Dylan
Scrapbook 1956-1966 si avvale infine delle
note di Robert Santelli che sono un utile vademecum e anche una
chiara mappa per non confondersi strada facendo. Di più non si può
dire, perché The Bob Dylan Scrapbook
1956-1966 è fatto soprattutto per essere
visto. Indispensabile per chi ama Dylan, ma ancora di più per chi lo
amerà, da qui in poi.
Nessun commento:
Posta un commento