Il circondario delle Desolate
città del cuore è un ambiente molto suggestivo
perché è un romanzo hendrixiano, avvolto in una nebbia magica e
psichedelica, ma nello stesso
tempo è anche incollato a particolari molto realistici. I riti ancestrali e
tribali, i viaggi archeologici e i trip allucinogeni si specchiano e si
scontrano con le vicende della guerriglia messicana e l’arrivo dei mercenari
americani, che somigliano parecchio ai contras in azione in quegli anni. Siamo
nel 1986, in piena era Reagan e nella giungla messicana in mezzo a una guerra
dai contorni indefiniti perché “con i fucili tutte le idee sono uguali”. Le due
forme di narrazione adottate da Lewis Shiner, quella più visionaria e onirica e
quella più attinente alla cronaca, si accavallano seguendo un andamento
sinusoidale. Le Desolate città
del cuore prendono forma così, con il sovrapporsi di diversi tempi e realtà, il
formarsi di strati che scivolano uno sopra l’altro si intravede nel racconto di
Lewis Shiner, ma se si percepisce il movimento di un terremoto (e qui ce ne
sono dall’inizio alla fine) non è detto che sia chiaro il disegno generale o la
geografia in particolare. L’incastro triangolare tra Thomas e Eddie Yates e
Lindsey, i tre protagonisti, non è ben focalizzato ed è evidente, se persino
Lewis Shiner si sente in dovere di precisare che “c’era molta storia tra loro,
molta tensione, c’erano molte possibilità”. Forse troppe: dei fratelli Yates,
Thomas, è quello più solido, esperto, conoscitore della civiltà maya, mentre
Eddie, il chitarrista scapestrato con il pallino delle esplorazioni
caleidoscopiche è sempre in cerca di guai. Le ricerche del primo si scontrano
con i viaggi del secondo e con il carattere volubile di Lindsey. Tutti e tre
poi si ritrovano nel gorgo confuso degli eventi, celebrazioni mistiche e feroci
combattimenti. Quasi a bilanciare l’eccesso di movimento, per il corollario ai
personaggi principali Lewis Shiner attinge ai cliché e quindi c’è il cinico
ufficiale americano, (Marsalis), l’antieroe con la sua scorta di dignità,
(Oscar, il pilota dell’elicottero), la ribelle fino alla morte (Carla), per non
dire poi dei maya che, insieme a Hendrix, contribuiscono a spostare i cardini
delle porte della percezione. Il legame hendrixiano con la fantascienza è noto:
Lewis Shiner lo espande, aggiungendogli una punta di esotica avventura e una
diversione politica che, tra le righe, sembra essere il segnale più convinto.
L’indeterminatezza dipende dal fatto che Desolate città del cuore, pur tenendo conto di alcune incoerenze e prendendo
atto che non ha particolari ambizioni
stilistiche, è un piacevole racconto che si sporge quel tanto che basta nel
fantastico ma, nella sua essenza piuttosto rocambolesca, pare rimanere
indefinito. Come se Lewis Shiner, a furia di aggiungere ingredienti su
ingredienti, e tutti piuttosto saporiti, alla fine si sia lasciato prendere la
mano, rimanendo imprigionato, come i suoi personaggi, nell’intricata mappa
delle Desolate città del cuore.
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