Dalle sue origini,
che risalgono alla rivoluzione americana, e fino all’inizio della seconda guerra
mondiale, il linciaggio non è mai stato l’imprevedibile frutto di una follia
collettiva. Quello è l’effetto. La causa
è l’applicazione cinica e brutale di una spietata forma di controllo
sociale, distribuita con i termini di un’ingiustizia casuale, e per quello più
terrificante, destinata a generare un clima di quotidiana apprensione. Un modo
per disseminare incertezza e paura, sempre utili a mantenere lo status quo, e
così come serviva alle truppe coloniali dell'impero è servito ai proprietari
terrieri e ai governanti che godevano del regime della schiavitù e della
segregazione. Fermento di luglio di Erskine Caldwell, che risale al 1940, è un romanzo
che nella sua brevità sfrutta un meccanismo narrativo perfetto per rendere
trasparente, chiara, inequivocabile una realtà tragica e oscura come la pratica
del linciaggio. Con una precisione stilistica che è pari all’analisi storica,
politica, per non dire umana. Siamo in Georgia, i campi di cotone sono un
oceano da cui non si può fuggire. Jeff McCurtain è uno sceriffo che amministra
la legge in nome del popolo sovrano, e che alle prime avvisaglie di un
linciaggio prende la sua canna da pesca, sempre pronta all’uso, e si
trasferisce sul torrente per giorni e giorni. Fa sempre così, per l’occasione.
Provare a fermare un linciaggio è un rischio politico non calcolabile e non
necessario e dato che la sua è una carica elettiva, la pesca alla trota in
America è pur sempre un bel ripiego. La contea di Andrewjones è da sempre a
maggioranza democratica, ma “quando si tratta di votare, la gente è mutevole
come il vento del sud a novembre” e lo sceriffo ci tiene alla sua stella che
coincide con la sua casa, visto che abita nei locali sopra gli uffici e la
prigione. In quel Fermento di luglio, quando lo tirano giù dal letto per dirgli che è
partita la caccia, Jeff McCurtain perde quell’attimo fuggente che gli permette
di sparire e quindi di non interferire con il linciaggio, visto che in fondo
l’amministrazione della giustizia toccherebbe a lui. In un crescendo
inarrestabile e travolgente, si scopre fin dall’inizio che Sonny Clark, il
fuggitivo (afroamericano, se bisogna specificarlo) è a sua volta vittima di una
macchinazione ispirata da Narcissa Calhoun, una vedova che “girava per la
contea raccogliendo firme per una petizione nella quale chiedeva di rispedire
tutti i negri in Africa”. Il clima torrido e contorto del Fermento di luglio coincide con un’atmosfera arida e
senz’aria eppure Erskine Caldwell non si lascia prendere la mano dalla pietà o
dall’indignazione per il vigliacco opportunismo di Jeff McCurtain o del giudice
Ben Allen. Frase dopo frase identifica i personaggi (tutti memorabili) e gli
spazi in cui si muovono e focalizza e denuncia in modo inequivocabile un
contesto in cui il linciaggio è solo una piccola, rozza e atroce leva di un
meccanismo molto più antico ed elaborato. Un monito, più che un (perfetto)
romanzo.
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