James Ellroy l’ha definito “il grande romanzo dei bassifondi di Los Angeles”. Gli elementi che stanno alla base dell’elogio sono presto elencati nella sua breve prefazione a Come una bestia feroce: “Raffinatezza nell’analisi della società, impietosi ritratti sul comportamento del suo personaggio, senza concessioni né giustificazioni, giudizi implacabili sulla legge e sulla giustizia”. Max Dembo, il protagonista di Come una bestia feroce incarna il profilo criminale recidivo e ripetitivo, uno che la lezione non la imparerà mai perché non la vuole proprio imparare, uno che non farà mai un lavoro dove serve il codice fiscale. Appena uscito dal carcere e seminato il suo responsabile per la libertà condizionata ricomincia la caccia, senza un momento di esitazioni: “Fanculo alla società. Fanculo al suo gioco. E se anche le difficoltà erano molte, fanculo anche a quelle. Almeno avevo riconquistato l’integrità della mia anima, ero tornato a essere il solo responsabile della mia piccola zolla d’inferno, per minuta che fosse, per confinata che fosse nella mia mente”. Il confronto è impietoso perché le regole, la giustizia, le istituzioni sono violente e pericolose almeno quanto lo è Max Dembo. E’ la sua scelta, che spaventa perché, avendo una sola possibilità, la segue fino in fondo e la rivendica con orgoglio: “Le cose iniziavano a muoversi, le opportunità stavano aumentando. Avevo la gioiosa sensazione di possedere il controllo del mio mondo. Stavo facendo quel che sapevo fare”. La via dei bassifondi è obbligata e così la fuga perenne che diventa uno stile di vita, proprio Come una bestia feroce braccata all’infinito. Anche Max Dembo sembra rendersi conto della distorsione: “Intellettualmente è possibile accettare l’idea che un assassino riesca a sfuggire alla giustizia, ma a livello viscerale, laggiù dove risiede la fede, diventa difficile. Perfino lo stesso assassino lo trova problematico, sebbene la storia presenti una lunga lista di omicidi impuniti”. La biografia di Edward Bunker, che si riflette in quella di Max Dembo, non gli impedisce di tagliare le pagine di Come una bestia feroce a colpi d’accetta trasportando il lettore in un girone dantesco dove il senso di fortuna o giustizia, di successo o fallimento scricchiolano per un niente, un caso. Un frazione di secondo e il predatore diventa una preda. Un destino fragile e nello stesso tempo cinico che Max Dembo riassume così: “Ma un giorno o l’altro, che sia domani o fra vent’anni quando ne avrai cinquanta, ti renderai conto che chiunque tu sia e qualsiasi cosa tu abbia fatto, non poteva andare in modo granché diverso. Ti accorgerai che nella vita ti viene richiesto di fare una certa cosa, e quando sarai alla fine e le somme saranno tirate, sarai stato quella cosa lì, qualsiasi cosa sia. Hai ancora qualche speranza davanti a te, ma un giorno o l’altro scoprirai di essertela lasciata dietro”. Nessuno l’ha spiegato meglio di Edward Bunker: il passato che insegue è già futuro e la fine è quasi un sollievo.
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