Moby Dick è senza dubbio una delle metafore più avvincenti e monumentali della storia della letteratura, una specie di Odissea rivista e riletta nel tempo. E’ questo il punto di partenza dei viaggi Sulle tracce di Moby Dick perché Tim Severin ci tiene a spiegare (e anche se la citazione è un po’ lunga serve a capire il senso del libro) che Moby Dick è “un mito assolutamente moderno. E da qui doveva partire la mia ricerca: avrei iniziato dall’uomo la cui immaginazione aveva dato vita a Moby Dick, cercando di vedere la balena attraverso i suoi occhi, e poi avrei confrontato le mie scoperte con gli uomini che ancora oggi vanno a caccia di queste grandi creature marine. Se fossi stato fortunato, e se il sentiero scelto era quello giusto, sarei stato in grado di capire se davvero era esistito un grande capodoglio bianco che attaccava le navi in mare aperto. Ma quello che speravo, oltre ogni ragionevole aspettativa, era che una meraviglia delle profondità di tal fatta potesse esistere ancora. Avevo solo una vaga idea di quanto lontano la mia ricerca mi avrebbe portato: non solo attraverso il mari, ma anche nelle vastità delle conoscenze di Melville e nel patrimonio orale sulle balene custodito dai coraggiosi pescatori con i quali ho avuto la fortuna di navigare”. Viaggiatore coraggioso e spericolato (ha viaggiato con i nomadi mongoli e ha solcato il Pacifico su una zattera di bambù) Tim Severin si è reincarnato in capitan Achab e ha ripercorso le mille e mille miglia marine inseguendo il mito di Moby Dick e la realtà dei grandi cetacei, dei pescatori, degli oceani e della navigazione. Sulle tracce di Moby Dick è comunque molto più di un diario di bordo: le indicazioni di Herman Melville (puntualmente citato ad ogni inizio capitolo, a partire dall’esortazione fondamentale: “Cavatevi gli occhi per cercarla, ragazzi: guardate bene se vedete acqua bianca: se vedete anche sono una bolla, segnalate”) non servono soltanto a seguire le linee segrete lasciate dall’ultima grande balena bianca, ma a capire il senso, le dinamiche, la natura stessa di quell’infinito romanzo che è Moby Dick e a dare le giuste coordinate a quello che è anche un viaggio nel tempo. Con le sue fotografie, i suoi disegni, un tono narrativo chiaro e suggestivo Sulle tracce di Moby Dick è anche un gran bel modo per interpretare la letteratura, classica e moderna che sia: indagare sul campo, viaggiare, scoprire paesaggi, uomini e storie è pur sempre meglio che marcire in biblioteca. Sulle tracce di Moby Dick ci si perde nell’oceano Pacifico e dopo un po’ anche la distinzione tra la balena del mito e i cetacei della realtà va sfumandosi tanto è vero che nel cuore del suo reportage, Tim Severin si lascia andare ad una semplice constatazione: “Se oggi la balena scomparisse, l’uomo sarebbe più povero, da tutti i punti di vista”. Basta conoscere soltanto un po' Herman Melville per accorgersi che dietro queste due righe non c'è soltanto un sentimento ecologico e/o zoofilo, ma l’essenza stessa del mito di Moby Dick.
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