Tra il 1955 e il 1956, Elvis Presley si sta lasciando alle spalle le sue prime incisioni per entrare nella televisione e diventare una delle più grandi leggende del ventesimo secolo. In quell’anno, The Year The Music Changed, appunto, intrattiene un rapporto epistolare con Achsa McEachern, una giovane, appassionata e intraprendente ragazza incastrata in una famiglia con troppi segreti. Con la precisione di una ricercatrice e l'affetto di un’appassionata, Diane Thomas inventa, per il suo esordio narrativo, un romanzo epistolare che nei suoi corrispondenti ha i due estremi dello stardom system: il fan da una parte e la rock'n'roll star dall'altra. Una condizione già vista e consumata in altre mille storie che però Diane Thomas fissa in un attimo speciale, quanto entrambi stanno per varcare una sottile linea oscura. Elvis Aaron Presley, l'impacciato figlio della working class, sta per diventare Elvis The Pelvis (e lui stesso se ne sta accorgendo tanto che Diane Thomas gli fa scrivere: “E sta succedendo tutto così in fretta. Sembra quasi che mi sono addormentato che ero ancora un camionista che stava studiando per diventare elettricista. Poi mi sono svegliato e cantavo il rock and roll e c'erano donne che mi strappavano i vestiti di dosso e avevo tanti fan quanto Hank Snow. Muoio dalla paura di addormentarmi di nuovo. Non ho idea di dove mi sveglierò la prossima volta”) e sa, l’ha sempre saputo, che non sarà un passaggio indolore perché, come confessa alla sua giovane amica “sembra che ci sono solo due strade davanti a me. O smettere di fare felici i miei fan. Oppure smettere di fare del male alle persone che amo. Devo scegliere”. Achsa McEachern, un nome che è già un programma, sta sgusciando dal bozzolo di un’educazione rigida e monotematica. Il dialogo, per quanto frutto della fiction, è avvincente proprio perché sottoscritto ai due diversi e controversi destini che però hanno qualcosa di molto profondo in comune: Achsa deve confrontarsi con le proprie radici mentre Elvis le sta abbandonando, destinazione Hollywood e/o Las Vegas. Il confronto è biunivoco e serrato. Lui le suggerisce come muoversi nei suoi primi passi all’aria aperta: “Il modo in cui cammini, i vestiti che indossi, dicono che tu sai di essere una bella ragazza. E la gente crede a quello che gli dici. Io ne sono la prova vivente”. Lei lo vede dal vivo e gli lascia un post scriptum che ha il sapore della premonizione: “Non avevo mai immaginato che cantare fosse così pericoloso. Grazie al cielo sei ancora vivo!”. Lettera dopo lettera, non prende forma soltanto un curioso e intenso rapporto tra fan e rock'n'roll star, che Diane Thomas sa leggere nelle sue più intime profondità, ma anche tutto un immaginario particolare che comprende James Dean e Bill Haley, i "southern accents" e il gospel, Ray Charles e Robert Mitchum e un’America ancora e sempre sospesa tra innocenza e ignoranza. Tra gli innumerevoli libri scritti per celebrare il fantasma più famoso del mondo questo è il più utile, il più garbato e anche il più intelligente.
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