Zeitoun ha due o tre problemi fondamentali: il primo è che le sue origini sono siriane ed è musulmano, due dettagli che nell’America del ventesimo secolo equivalgono a trasformarlo automaticamente in terrorista; il secondo è che, nella New Orleans travolta dagli uragani Katrina e Rita, non ha voluto lasciare la città confidando nelle sue forze e nelle sue risorse, e cercando a tutti i costi di rendersi utile. Il terzo, ed è il più complesso, è che Zeitoun crede e spera davvero nell’american dream. Lavora sodo, studia, sostiene la famiglia, produce e acquista, insegue la prosperità e la felicità. Per Zeitoun “una famiglia numerosa, un’attività di notevole successo, una vita così perfettamente inserita nel tessuto sociale della loro città adottiva da permettergli di avere amici in ogni quartiere, e clienti quasi in ogni isolato, tutte quelle cose sembravano una benedizione divina”. Continua a crederci anche con New Orleans immersa nel fango e i suoi abitanti confinati in strutture allucinanti e in condizioni miserevoli, abbandonati da tutto e da tutti, governo in primis. Anche con New Orleans diventata una terra di nessuno dove i ladri e gli sciacalli imperversano impuniti mentre le persone innocenti vengono arrestate, incarcerate e seviziate senza alcun motivo. E’ ancora lì a crederci quando la città viene invasa e occupata da migliaia di uomini armati: agenti di polizia da ogni angolo della nazione, soldati della guardia nazionale, mercenari, contractors, forze speciali, sceriffi. Dovrebbero garantire la sicurezza e la giustizia e invece diventano un’altra massa violenta e incontrollabile nel caos di una città fantasma. Zeitoun viene arrestato (a casa sua), perquisito, imprigionato. La sua unica colpa è quella di essere rimasto a New Orleans, con la sua canoa, con l’idea di rendersi utile e in cambio i presunti rappresentati della legge degli Stati Uniti d’America negano tutti i principali diritti civili, giuridici, umani, naturali. Neanche un minimo di compassione. La ricostruzione di Dave Eggers è coinvolgente, toccante, minuziosa, premurosa: una toccante inchiesta virata con il linguaggio della narrativa. Non ci sono accuse, polemiche e falsi moralismi che reggano davanti a “un disastro di proporzioni e gravità mitologiche”, però c’è un’attenzione molto accurata alla ferita che gli uragani Katrina e Rita hanno aperto, a New Orleans e nel resto dell’America perché “nessuno metteva in discussione il fatto che la città fosse in preda al caos, ma adesso ci si cominciava a chiedere da dove tale caos avesse avuto origine”. La domanda che Zeitoun si pone attraverso Dave Eggers è essenziale, chiara, precisa. Persino indispensabile: “Era così felice in quel paese, ammirava e amava così tanto le opportunità che esso offriva, e allora perché a volte gli americani non di dimostravano all’altezza?”, e la risposta soffia ancora nel vento che ha divelto gli argini e distrutto New Orleans. Alla fine, Zeitoun se le trova da sole, con la stessa, semplice forza con cui avrebbe voluto difendere la sua città, e chissà il suo sogno: “Tante piccole cose avrebbero potuto essere fatte. Tante persone hanno permesso che succedesse. In tanti hanno guardato altrove. Quando in realtà basta una persona sola, un piccolo gesto, per uscire dal buio e tornare verso la luce”. Più che un libro, Zeitoun è un atto di civiltà.
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