Non capita tutti i giorni di incontrare una scrittrice che cita Los Lobos, Augie Meyers e i Texas Tornados, Flaco Jimenez nonché un elenco sterminato di musicisti chicani che, vivendo a San Antonio, Texas, sono una parte integrante della sua vita. Anche se è nata a Chicago, da una famiglia di origine messicana, Sandra Cisneros ha sempre sentito un richiamo, innato e spiritato, verso il border anche se, ha detto, “essenzialmente siamo scrittori americani che scrivono in inglese e abbiamo bisogno di uscire dagli Stati Uniti per trovare una nostra strada, un nostro pubblico. Dal mio punto di vista, cerco di portare, di raccontare la diversità dei latinos negli Stati Uniti, che non è necessariamente la mia storia, la mia diversità perché io sono stata fortunata. Mio padre faceva il tappezziere e sono potuta andare all'università, ho studiato e non sono dovuta fuggire da nessuna parte, ma non è così per tutti gli emigranti”. Fosso della Strillona raccoglie i racconti degli esordi di Sandra Cisneros (risale al 1991), un'orchestrata accolita di voci femminili che suddivisa è suddivisa in short stories, ma è in realtà un romanzo dedicato alle vite passate sul e nel border, come conferma la stessa scrittrice: “Sì, la mia scrittura vive dei loro racconti. Il Fosso della Strillona è un vero torrente vicino a San Antonio, Texas, dove vivo. Bisogna ricordare che il Texas si chiamava Tejas ed era parte del Messico e ho provato a scrivere la storia da mio punto di vista, ho cercato di raccontare storie che diversamente sarebbero andate perse. Il cinquantadue per cento del Texas, dove vivo, è messicano, chicano, latinoamericano e afroamericani, ma nessuno sa di noi, nessuno consoce la nostra vita. Siamo esclusi dalle posizioni di potere, dai media. Neanche i nostri bambini conoscono la storia, perché non gliene viene offerta la possibilità. Per esempio, il motto di San Antonio è: ricordiamo Alamo, e tutti i libri di storia presentano i messicani come nemici che trucidarono gli americani, ma nessuno ricorda che erano proprio loro gli invasori. Tutto ciò genera una specie di schizofrenia che si riflette evidentemente sul nostro tessuto sociale. Il cinquanta per cento dei latinos abbandona gli studi nei primi anni della scuola superiore e abbiamo la più alta percentuale di gravidanze nell'adolescenza. Per questo scrivo le storie della mia gente. Ogni singola storia può sembrare banale, ma tutte insieme fanno un'epopea". Più scorrevoli e brillanti di Caramelo (basta, per esempio, leggere il brevissimo Film messicani: due pagine, un incanto) le diversi parti di Fosso della Strillona sono composte da un'ardita miscela culturale che viene assemblata con lingue, strumenti e sfumature culturali molto differenti, ma senza soluzione di continuità. Tutto dipende dalla formazione di Sandra Cisneros che lei stessa riassume così: “Sono cresciuta in una casa piena di libri, ma erano libri della biblioteca pubblica di Chicago. Fintanto che sono cresciuta, infatti, ho pensato che i libri fossero una proprietà pubblica. In più, mia madre portava a casa i fotoromanzi e mio padre delle sanguinose riviste noir, tanto truculente che mia madre lo costringeva ad avvolgerle nella carta da pacco per nasconderne le copertine. Nella mia famiglia non si faceva distinzione e così tra i libri di Christian Andersen o le riviste è nata la mia cultura. Anche se oggi il mio ricercare non avviene in biblioteca, perché le nostre storie non si trovano nelle biblioteche, ma andando a conoscere direttamente le persone perché ogni persona è una biblioteca che cammina e quando mi racconta la sua storia, diventa subito una parte della mia storia. Non so poi, perché tenda a mettere tutto quanto nelle mie storie credo dipenda dallo stile messicano, mas y mas, di più e di più e credo sia qualcosa molto vicino anche alla cultura mediterranea. Non so perché, forse un antropologo potrebbe spiegarlo. Forse è perché come emigranti siamo abituati a portarci dietro tutto, e allora non ci facciamo mancare nulla. Mas y mas, appunto”. Anche la musica con cui, a sorpresa, Sandra Cisneros ha un rapporto contradditorio: “Quando scrivo dedico alla musica un sacco di tempo e di ricerche perché è fondamentale nel ricreare gli spazi e gli anni che racconto, ma quando non devo scrivere mi dimentico completamente della musica, c'è silenzio completo, assolutamente neanche un rumore. In macchina ascolto lezioni per non perdere tempo e non ascolto la radio perché mi rende nervosa. Ma quando scrivo la musica è indispensabile per creare un mood, per ricostruire un’epoca, un ambiente, come è stato per Caramelo. Poi vivendo a San Antonio, che è la capitale della musica chicana, la Nashville della musica chicana, la musica è tutta intorno, tutto il giorno”. Dalla racconta di Fosso della Strillona manca un tassello importante, ma non è frutto di una scelta editoriale o di un errore bensì di un'intuizione. Racconta meglio Sandra Cisneros: “Insieme ai racconti di Fosso della Strillona c'era questa short story e un mio amico mi ha detto che conteneva già tutto un romanzo. All'inizio ero entusiasta dell'idea, l'ho tolta dalla raccolta e ho cominciato a lavorarci. Poi l'avrei maledetto perché quella storia mi ha portato via un bel pezzo della mia vita, è stata un'impresa molto difficile e faticosa, perché il piacere non è scrivere, è finire”. Dieci anni dopo, quell'outtake sarebbe diventata Caramelo, che è e resta un capolavoro.
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