Alle origini di tutta la musica afroamericana, in quello stretto frangente (temporale e geografico) da cui emersero via via, come a definirsi con sempre maggiore precisione, blues, jazz e infine il rock’n’roll è vissuto Buddy Bolden. Il suo nome, almeno fino a quando Michael Ondaatje non è andato a riscoprirlo, non era molto di più di un’oscura leggenda. Musicista, giornalista, barbiere, vita caotica vissuta al ritmo del crepuscolo di un’era (che è sempre l’alba di un’altra) di Buddy Bolden non restavano che una sgranatissima fotografia e qualche traccia biografica. Nessuna incisione, non c’era ancora modo di farlo, e poco altro: per questo Buddy Bolden’s Blues potrebbe già essere un libro molto importante. Ricostruisce vita (per eccesso), morte (drammatica) e miracoli (pochini, salvo la magia della musica) di una sensibilità magari ingenua, ma capace di cogliere le sfumature del passaggi dalla cultura orale a quella dei sistemi di comunicazione di massa, fonografo per primo. Aiuta molto, a inserirsi nell’atmosfera indefinita (il melting pot etnico e sociale di New Orleans) di Buddy Bolden’s Blues la struttura narrativa che Michael Ondaatje ha scelto all’uopo. Invece di privilegiare la formula classica del romanzo, ha realizzato un patchwork di visioni, commenti, pagine di diario e frammenti di vita vissuta coe se stesse raccontando Buddy Bolden in presa diretta, con poco tempo a disposizione per analizzare dati e fatti compresi nella storia. L’effetto è dirompente perché Michael Ondaatje supera in scioltezza i paletti dell’impostazione cronachistica e trasforma Buddy Bolden’s Blues in un frenetico slalom per immagini. Procedimento riuscito per tentativi, anzi, dato il tema, per improvvisazioni, visto che Michael Ondaatje si deve inventare un’esistenza (folle), un quadro storico, una sequenza di affetti e di rapporti e, non ultime, le metafore necessarie per descrivere la musica che, tra l’altro, non ha mai potuto sentire. Basta e avanza per fare di Buddy Bolden’s Blues un punto di riferimento per chiunque sia affascinato dagli albori della musica e della cultura afroamericana e per chi ancora s’innamora di quegli sconosciuti eroi che della loro vita hanno fatto un’epoca.
Nessun commento:
Posta un commento