Lou Ford, il feroce protagonista di The Killer Inside Me ovvero L'assassino che è in me, è il personaggio più noto della trentina di romanzi che Jim Thompson ha scritto nella sua tormentata e variopinta esistenza. Attraverso il suo volto e il suo carattere, L'assassino che è in me è destinato a diventare un classico della letteratura americana, prima o poi. Per i lettori più attenti alla sostanza che alle formalità, probabilmente lo è già per la sua cruda essenzialità, per le visioni cupe e spietate, per l'universo di loser che Jim Thompson ricostruisce con maniacale e ossessiva attenzione. Lou Ford dovrebbe stare dalla parte della legge e invece sfrutta la sua posizione (essendo un vicesceriffo) per coltivare il killer che ha dentro. Si muove a scatti, tra esplosioni inaudite di violenze e lunghe assenze, dove la sua mente vaga senza meta, in attesa della follia successiva. La grandezza di Jim Thompson, qui soprattutto e poi negli altri romanzi, è tutta nella ricostruzione di questi processi: azione e reazione, assassini e vittime, colpevoli e innocenti, dentro e fuori. Leggendolo e rileggendolo è facile capire perché L'assassino che è in me abbia affascinato due o tre generazioni di rock'n'roller (tra l'altro i Green On Red gli dedicarono un intero album intitolandolo proprio The Killer Inside Me, ma c’è stato anche un gruppo che ha scelto di chiamarsi proprio Lou Ford). Gli improvvisi sbalzi di ritmo e d'atmosfera, l'essere coscienti di stare dalla parte sbagliata della strada senza molte alternative (e come scrive Jim Thompson: “comunque le persone sono sempre persone, anche quando vanno a finire un po' fuori strada”), avere il coraggio di guardare anche nei lati oscuri della vita e sapere che le porte dell'inferno sono sempre aperte (“Vivendo in un mondo di valori sottosopra e in costante tentazione, un ragazzo poteva finire facilmente in guai seri e di lunga durata. Per sopravvivere in quel mondo doveva essere molto, molto fortunato e avere un discreto grado di intelligenza” raccontava Jim Thompson nella sua autobiografia) sono condizioni comprensibili, se non proprio condivisibili, per chi ha masticato un po' dei gerghi della varia umanità del rock'n'roll. Detto questo, L'assassino che è in me (o The Killer Inside Me, se suona meglio) è e resta un capolavoro e a Jim Thompson, va sempre accordata la precedenza. Per affinità, per il sapore noir forte e graffiante della sua voce e perché, in fondo e con molta semplicità, è un grande scrittore.
Thompson dovrebbe essere fatto studiare a scuola e all'Università! L'autore dell'Oklahoma, infatti, ha saputo materializzare come pochi altri le ansie, le fobie e la disperazione dei suoi connazionali in un periodo cruciale per lo sviluppo di quel sistema economico-finanziario che ha modificato per sempre il volto degli States e del resto del mondo. Tematica che, secondo me, è ancora da approfondire nella maniera adeguata. Consiglio a tal proposito anche il bell'articolo su Persinsala (è la prima parte) Jim Thompson al cinema con tutti i colori del nero di Chiariglione Giancarlo http://www.persinsala.it/web/personaggi/jim-thompson-al-cinema-con-tutti-i-colori-del-nero-1601.html
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