“Di cosa parliamo quando parliamo d’amore?” avrebbe detto l’amico Raymond Carver, perché Scusate il disturbo affronta e rispecchia proprio gli inafferrabili linguaggi del cuore ed è una panoramica definitiva che va un po’ oltre la raccolta di racconti, inanellando tutta l’espansione stilistica di Richard Ford. I riferimenti, impliciti o espliciti, alla sua bibliografia funzionano da raccordi e collegamenti, ma in effetti nelle storie vengono collocati “scenari, vite, affronti, amori, cattive azioni”, sapendo che “le buone scelte non sono mai alla base di buone storie”, come annuncia subito in Niente da dichiarare. Il racconto è una passeggiata di un’ora nel caldo tropicale di New Orleans: Sandy e Barbara, un tempo amanti, si ritrovano consapevoli di non avere “niente di cui gloriarci” e, aggrappandosi ai ricordi, vagano in cerca di reciproca compagnia, per quanto fugace. È tutto quello che resta, e alla fine sui racconti di Scusate il disturbo aleggia, imponente, la figura di Fitzgerald. Ci è arrivato, inevitabilmente, anche Richard Ford, a inseguire la famosa seconda chance: è un bel dilemma e così nella veglia di Happy, che ricorda da vicino quella del Grande freddo, prende consistenza “la vaga sensazione di essere un semplice spettatore della vita. Ma era l’America. Erano tutti spettatori. Nessuno, gli sembrava, era dentro fino al collo in qualche cosa”. Ecco, la concatenazione dei racconti è serrata dalla semplice constatazione dei personaggi di Fuori posto che mentre guardano Bob Hope e Anita Ekberg sullo schermo del drive-in pensano che “anche se la vita sembra seguire placidamente il suo corso quando la passi da un giorno all’altro, tutto potrebbe essere stato sempre molto diverso”. L’incidente è dietro l’angolo: i protagonisti hanno tutti una certa età, sono più che solvibili, ma nella loro agiatezza manca qualcosa. Quell’invisibile precarietà permea anche Traversata e Andando su, che però, insieme agli altri episodi di Scusate il disturbo sono associati da una complessa disposizione geografica. L’intreccio tra le città e le località di villeggiatura della costa atlantica, e poi Canada, Louisiana e Irlanda segue un’ideale pellegrinaggio attorno a una percezione dell’Acadie che diventa evidente in Mantenere il controllo, dove il protagonista Peter Boyle proprio dividendosi nelle estensioni oceaniche si convince “che i piccoli aggiustamenti sono a portata di mano”. È un fatto che distingue Partendo per Kenosha, con il viaggio da New Orleans, dopo l’uragano Katrina e verso nord, dove “hanno tutte le stagioni” che sottolinea il rapporto tra padre e figlio, nonché la deviazione parigina di Jimmy Green - 1992, ed è lì, infine, che si scopre come le persone capiscono che “la loro sorte e le loro circostanze non corrispondevano pienamente a quello che erano”. Se il mare è una cornice caratteristica comune a tutti i racconti, il cuore delle storie è il tempo trascorso o non trascorso insieme, con una spiccata propensione nell’indagare le cause e gli effetti della solitudine. In Seconda lingua, qualcosa in più di un racconto, nell’indecisione di Charlotte e Jonathan c’è un costante inseguirsi nel tentativo di trovarsi, nell’evitare le collisioni delle parole con le emozioni. È Richard Ford al suo meglio, che sa tradurre i pensieri dei suoi personaggi, li sa collocare, anche davanti allo spazio vuoto lasciato dall’11 settembre, seguendo legami che si formano e si sfaldano, tra il tempo e l’oceano, in ciò che appare e come lo interpretiamo. Mentre lo leggi Richard Ford dimostra di conoscere a fondo i suoi personaggi e non perché li ha creati: è come se avesse letto di nascosto i loro diari e la loro corrispondenza (e per certi versi anche l’estratto conto). E così sembra sapere tutto anche di te e dei segreti della vita che Scusate il disturbo celebra con stile e garbo, ma non risparmiando nessuna ambiguità, nemmeno la più innocua, perché se deve funzionare, funziona così.